La Freccia Rossa della Bontà

Quando pensiamo ad un’Europa unita, la immaginiamo sempre in termini moderni, con l’Unione Europea presente nella politica di tutti i giorni, i progetti erasmus, le frontiere cancellate… Eppure la fraternità Europea muoveva i suoi primi passi al termine del secondo conflitto mondiale, e quella che vi voglio raccontare ora è la storia di un gruppo di scout che partendo da questi principi di fratellanza ha voluto realizzare un’impresa memorabile.

L’idea partì da due sacerdoti: don Carlo Gnocchi, che aveva dedicato la vita ai cosiddetti “mutilatini”, bambini che avevano subito menomazioni durante la guerra, e don Andrea Ghetti, detto Baden, assistente spirituale delle Aquile Randagie durante il fascismo e ora dei gruppi scout lombardi. Nel 1949 decisero di organizzare un’impresa che potesse portare un messaggio di pace alle istituzioni e all’opinione pubblica, sensibilizzando quest’ultima a prendersi cura in particolare dei bambini che della guerra non aveva colpa ma ne avevano subito i danni peggiori.

Ma in cosa sarebbe consistita questa impresa? Il 1949 sarebbe stano FRB1l’anno del 4° World Scout Moot, a Skajk (Norvegia): era il primo evento rover dopo la seconda guerra mondiale e la comunità dei rover italiani scalpitava per potervi prendere parte. L’idea quindi era di attraversare l’europa, da Milano a Skajk, portando a tutte le nazioni che si traversavano il messaggio di pace e fratellanza, e la causa dei mutilatini: una Freccia che attraversasse l’europa, non per colpire qualcosa per passare attraverso la devastazione della guerra, ancora tangibile in troppi posti, con un messaggio di speranza. Per questo motivo l’impresa è conosciuta anche con il nome Raid Milano-Oslo.

Come avrete ben capito, non è una cosa che si prepara il giorno prima.Dal 1948 si cominciò a delineare il progetto, sia con attività di preparazione fisica dei partecipanti, sia approfondendo il tema della pace e conoscendo meglio l’azione e i bambini di don Gnocchi. Si cercarono anche consensi e finanziatori: i primi arrivarono immediatamente, il bisogno della pace era imperativo per tutti. I secondi non tardarono a farsi sentire, anche grazie ai vertici ASCI e alle istituzioni pubbliche. La Moto Guzzi diede in uso gratuito una moto Airone da 250 cc, un motocarro Ercole(con due meccanici al seguito) e 25 motoleggere rosse (da cui poi si prenderà il nome di Freccia Rossa) da 65 cc denominate “Guzzini”. Altri sponsor dell’impresa furono la Esso per il carburante, la Pirelli per le gomme e le tute antipioggia, la Moretti per le tende, la Motta e la Dante Invernizzi. Nel frattempo era avvenuta, durante il challenge regionale (annuale competizione di tecniche scout) di Soncino la selezione dei rover che avrebbero partecipato all’impresa.FRB3

La partenza avvenne alle 10.00 del 17 luglio 1949 dal Cortile della Rocchetta presso il Castello Sforzesco di Milano. La prima tappa è Briga, in Svizzera. Da li si prosegue, il 18 luglio, fino a Losanna passando per Caux sur Montreux dove la Freccia Rossa è ricevuta dall’Associazione per il Riarmo Morale. Il 19 luglio si raggiunge Digione, dove i rover sono accolti da don Gottlieb Weibel e il 20 Parigi dove ci si ferma per un giorno per incontri istituzionali e visite. Il 22 luglio è la volta di Bruxelles, mentre nei giornisuccessivi si raggiungono Rotterdam e Burgsteifurt nei pressi di Rheine. Ovunque fu possibile la Freccia Rossa visitò le sedi locali della Croce Rossa o altri enti di solidarietà, le istituzioni e gli scout locali. Il 25 luglio la spedizione entrava in Germania, rispetto all’Olanda ancora pesantemente distrutta. L’impatto sul morale dei giovani rover è subito molto forte. Una piacevole sorpresa è il conoscere gli “Esploratori di Germania” (in borghese perché l’uniforme era proibita) che procurano loro un alloggio a Brema. Il giorno seguente si visita la sede della Esso Standard a Kiel. Il 27 luglio si passa la frontiera con la Danimarca a Flensburg, da Kolding si passano con due traghetti il piccolo e il grande Belt fino a Slagelse. Sarà quindi la volta di Malmö, Göteborg e Moss. Quest’ultima in particolare viene ricordata come la tappa più sfiancante con una arrivo a destinazione alle 2 del mattino. Il 31 luglio, alle 14, la Freccia Rossa raggiunge Oslo. Vengono ricevuti i messaggi di compiacimento di Papa Pio XII e del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il giorno seguente si raggiunge Riteburg e, quindi, il 2 agosto Skjåk.

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La permanenza al campo, insieme al resto del Contingente Italiano giunto in pullman, durerà fino all’11 agosto. Nel frattempo i rover della Freccia Rossa parteciperanno alle cerimonie, alle attività, a varie uscite e hike e, anche, allo spegnimento di un incendio boschivo nei pressi del campo insieme a pompieri e scout norvegesi.

Prima di ripartire si effettuano alcuni cambi nell’organigramma della spedizione: dati gli impegni di studio o lavorativi non tutti i rover poterono partecipare sia all’andatache al ritorno, così alcuni, come Alberto Anghinelli, raggiunsero Skjåk in corriera insieme al resto del contingente italiano con cui altri tornarono in Italia anzitempo.

Dal moot si raggiunge, l’11 agosto, Lillehammer, quindi di nuovo Oslo dove la spedizione si ferma fino al 14, giorno in cui si riparte per Vänersborg. A ferragosto la spedizione ripassa per Göteborg dove incontra una comunità di lavoratori italiani. Mentre la stanchezza si accumula alla stanchezza si raggiunge Helsingborg, Copenaghen e Nyborg. Il 19 agosto si rientra in Germania e si raggiunge Kiel. Attraverso un paese ancora devastato, dove non manca però l’accoglienza degli scout locali, si raggiungono Amburgo e Hannover. Qui, nella notte tra il 21 e il 22 agosto, i rover sono ospiti nella sinagoga del ghetto ebraico. Da li, a tappe forzate, si raggiungono Colonia, Echternach e Lussemburgo. Il 24 agosto la Freccia Rossa visita la sede del neonato Consiglio d’Europa a Strasburgo. Il 25 si raggiunge Zurigo, e il 27 si raggiunge Lugano. Dopo 42 giorni di viaggio si parte per l’ultima tappa: scortata dai carabinieri motociclisti del Reggimento Fanteria “Legnano” la Freccia Rossa della Bontà attraversa Milano fino al Castello Sforzesco.

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Al di là dello sforzo fisico e logistico, laFreccia Rossa della Bontà trova la sua grandiosità nel messaggio, tanto semplice da proclamare quanto difficile da realizzare. Il bisogno della pace era davvero imperante, soprattutto tra quelle persone che la guerra la vedevano ancora nei cumuli di macerie agli angoli delle strade o che continuavano a pagarne il prezzo a conflitto terminato. C’era bisogno di riportare ai ragazzi la speranza della gioventù, con la riapertura in tutta Europa dei gruppi Scout e delle altre associazioni per ragazzi che organizzazioni come Balilla e Gioventù Hitleriana avevano fatto chiudere. Certamente la Freccia Rossa non ha risolto i problemi che v’erano ma ha sicuramente, assieme alle altre iniziative di questo tipo, dato un’impulso ai sentimenti di fraternità che stavano crescendo in quei giorni, ponendo così basi più forti per l’europa che abbiamo ricevuto in mano. Sta a noi non dimenticare quali sforzi siano stati fatti per costruire la pace.

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Author: Francesco Miricola

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