Nodi fondamentali: piano e rete

Tutti gli Scouts devono sapere fare i nodi. Fare un nodo sembra una cosa molto semplice; però c’è il giusto modo di farlo, e ci sono modi sbagliato, e gli Scouts devono conoscere la maniera giusta. Una vita può dipendere da un nodo ben fatto.”

Così B.P. ci introduce il capitolo dei nodi (8° Chiacchierata di Scoutismo per Ragazzi). Partiamo allora dalle cose semplici, provando ad esercitarci con due nodi veramente utili e molto usati nelle attività Scout (ma vedrete che torneranno utili nella vita di tutti i giorni). In questi primi numeri di Bianco&Blu parleremo di alcuni nodi fondamentali, che hanno tutti le seguenti caratteristiche:rubrica_nodo_piano

  • Sono facili da eseguire e ricordare
  • Sono facili da mollare
  • Si possono fare più volte senza rovinare la corda
  • Si possono eseguire con una mano sola (utile per marinai e alpinisti)

Il primo nodo fondamentale è il nodo piano. È un nodo antico, utilizzato sin dalla preistoria, conosciuto dai Greci e dai Romani con nodo di Ercole. Si chiama nodo piano poiché è piatto e simmetrico, ma prende anche il nome di nodo di terzaruolo, da terzarolare, ovvero la manovra per ridurre la superficie velica esposta al vento, eseguita mediante il nodo piano.

Si utilizza per unire due corde di spessore simile e che abbiano la stessa forma. È molto pratico anche per legare fasce o bende, anche se poi possono essere più difficili da scogliere.

Per fare un nodo piano si procede in questo modo. Con due correnti (estremità libere) di una corda (fig. A) eseguo un nodo semplice (fig. B). Ripeto quindi il nodo semplice guardando con attenzione dove passa il corrente: se il corrente sinistro è sopra quello destro, nel secondo il corrente destro sarà sopra quello sinistro (fig. C). Assucco (ovvero, tiro) i due correnti e ottengo il nodo piano (fig. D).

Per sciogliere il nodo piano basta tirare un solo corrente nella direzione dell’altro (fig. E): il nodo quindi si rovescia e scorre sull’altro cavo (fig. F). Se notate il nodo prende un altro nome che forse conoscete già: è il bocca di lupo!

Se, nel secondo nodo semplice, invece di eseguirlo con la corda semplice usate un doppino (ovvero una corda doppia) ottenete due asole e il nodo viene chiamato nodo piano ganciato: è il nodi usato per legarsi le scarpe. Per scioglierlo è sufficiente tirare i due correnti.

Il nodo piano prende il nome di nodo del ladro se i correnti sono sui lati opposti, o nodo dell’asino se i due nodi semplici non sono simmetrici: entrambi questi nodi sembrano essere fatti bene, ma hanno una resistenza molto minore rispetto il nodo piano vero e proprio.

Il secondo nodo fondamentale è il nodo rete. Ha moltissimi nomi e sono tutti indicativi dei suoi molteplici usi: di scotta, poiché si usa per legare le scotte (angoli di corda) delle vele; bandiera, poiché i presta bene ai diversi spessori tra corda e fettuccia; tessitore, poiché veniva utilizzato per riparare le rotture tra ordito e trama. Il nodo era conosciuto dagli antichi Egizi ma ha trovato largo uso solo nei secoli recenti.

Si utilizza generalmente per unire due corde o due estremità di diverso spessore o forma.rubrica_nodo_rete

Per realizzarlo si comincia formando un doppino sulla fune più grossa (o sulla fettuccia nel caso di una bandiera). Si passa poi il corrente più sottile sopra il doppino, quindi girate attorno al dormiente del doppino e fate passare il corrente dentro l’asola, avendo cura di “catturare” il suo dormiente (fig. A).

Se il doppino è molto rigido il nodo potrebbe scogliersi: si può rimediare a questo inconveniente facendo un ulteriore giro attorno al dormiente (fig. B), ottenendo così il doppio nodo di scotta.

Questi erano i primi due nodi. Ora sta a voi fare pratica per imparare a realizzarli e vedere quante applicazioni possono avere. Vi consiglio di far pratica con dei piccoli giochi, in squadriglia o in sestiglia, utilizzando la vostra fantasia.

Buona strada

Francesco Miricola, Tricheco Lunatico

Author: Francesco Miricola

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